MIMMO CASCIO: 35 anni di musica tra Sicilia e Veneto

Un cantautore che continua a emozionare il pubblico con le sue storie in musica

E’ stato Facebook a farmi conoscere Mimmo, un cantautore con una storia affascinante e una profonda sensibilità.

La sua musica, intrisa di esperienze di vita e riflessioni esistenziali, mi ha subito colpito. Così, ho deciso di chiedergli di raccontarci un po’ anche di sé.

In questo incontro virtuale, Mimmo ci parla delle sue radici siciliane, del suo trasferimento in Veneto, delle sue fonti di ispirazione e del suo sguardo sul mondo contemporaneo.

Un viaggio emozionante attraverso la vita e la musica di un artista autentico, che ci invita a riflettere sul senso della nostra esistenza e sul potere dell’arte di connetterci con le nostre emozioni più profonde.

Chi è Mimmo?

Mimmo Cascio, cantautore di origini siciliane ma trevigiano d’adozione, celebra 35 anni di carriera musicale con un nuovo singolo, “Il mitico Papillon”, uscito a marzo 2024. Un traguardo importante per un artista che ha saputo raccontare la provincia italiana con uno stile pop folk autentico e personale.

Le radici siciliane e l’approdo in Veneto

Nato a Corleone nel 1968, Cascio si trasferisce in Veneto, dove inizia la sua avventura musicale. La prima esibizione risale al 1987, durante la festa di fine anno scolastico.
Da allora, un percorso costellato di esperienze diverse, tra band rock e concerti acustici, fino alla decisione di intraprendere la carriera solista.

Tre album e un nuovo singolo

Nel 2015 esce il primo album, “Viaggerò”, seguito da “Biagia, il merlo e altre storie” (2020) e “Più brutti che belli” (2023), quest’ultimo realizzato per celebrare i 35 anni di attività. A marzo 2024, il nuovo singolo “Il mitico Papillon”, ispirato al romanzo di Henri Charrière, un brano che racconta il desiderio di avventura e la voglia di fuggire dalla routine quotidiana.

Un cantautore di provincia

Cascio si definisce un “cantautore di provincia”, perché le sue canzoni narrano storie di vita vissuta, di personaggi comuni e di luoghi familiari. I suoi testi sono intrisi di malinconia e di una vena poetica che affonda le radici nella tradizione cantautorale italiana.

Riconoscimenti e collaborazioni

Nel corso della sua carriera, Cascio ha ottenuto diversi riconoscimenti, tra cui un “Attestato di Merito” al concorso nazionale per la canzone d’autore nel 2018 e la finale al Vicenza Rock Contest nel 2022. La sua biografia è stata inserita nel libro “Corleonesi senza virgolette 2” di Nonuccio Anselmo e la rivista “Marca Gioiosa e Amorosa” gli ha dedicato un’intera pagina.

Il passaggio dal rock al folk

Inizialmente, Cascio si esibiva con band rock, ma nel tempo ha abbracciato uno stile più acustico e intimo, privilegiando la narrazione e l’emozione. I suoi concerti sono diventati dei veri e propri “storytelling”, in cui le canzoni si intrecciano con aneddoti e riflessioni.

Le influenze musicali

Cascio è un appassionato di cantautorato americano, in particolare di artisti come Ryan Adams. Le sue canzoni sono influenzate da sonorità folk e pop, ma anche dalla tradizione cantautorale italiana.
Mimmo Cascio è un artista che ha saputo rimanere fedele alla sua identità, pur evolvendosi nel tempo. Un cantautore che continua a emozionare il pubblico con le sue storie in musica.

E ora la parola a lui…

Mimmo, hai iniziato la tua carriera musicale in Sicilia per poi trasferirti in Veneto. Questo cambiamento geografico ha influenzato la tua musica e i tuoi testi?
“Sicuramente si…sono passato dalla piccola provincia alla città. Dal sud al nord Italia. Culture e mentalità diverse che sicuramente hanno influito sul mio modo di scrivere. La provincia mi dava più tempo e spunti per scrivere canzoni. Prima i brani erano più grezzi ma più genuini e sinceri. Adesso sono più scrupoloso: negli accordi, nelle armonie, nella regolarità delle battute. Anche per quanto riguarda i testi sto molto più attento a ciò che scrivo.”

Mimmo, sei nato a Corleone, in Sicilia, ma hai trascorso gran parte della tua carriera musicale in Veneto. Cosa ti ha spinto a lasciare la Sicilia e a stabilirti in Veneto?
“Principalmente per una sistemazione lavorativa, assieme ad uno spirito di scoperta e di avventura. La vita non è fatta solo di sogni, ma anche di concretezza, sacrificio, pragmatismo e spirito di adattamento. Non mi sono mai pentito di questa scelta, anzi. Mi ritengo davvero fortunato di essere capitato a Treviso, che io considero una delle città più vivibili e belle d’Italia. Poi è chiaro che le proprie radici non si scordano mai.”

Cosa ti ha ispirato a scrivere ‘Il mitico Papillon’ e come mai hai scelto di ispirarti al romanzo di Henri Charrière? Il brano parla di un desiderio di avventura e di fuga dalla routine. Quanto di questo sentimento c’è in te?
“Papillon” fu il primo romanzo che lessi, ero ancora adolescente. E mi catturò completamente.
Lo trovai entusiasmante, anche perché si trattava di una storia vera. All’ interno vi si trovano tutti gli ingredienti della vita di tanti: l’amore, il coraggio, l’amicizia, il desiderio di libertà, l’ingiustizia, la sofferenza, la resistenza, il tradimento, la voglia di vivere, ecc. La canzone “Il mitico Papillon” racconta di un mio amico dell’epoca, Antonello. Anche lui si era innamorato di questo famoso galeotto francese. E, come hai detto tu, ne voleva in qualche modo evocare le gesta fuggendo dalla routine e dalla noia di un piccolo paese di provincia. Anni dopo anch’io mi ritrovai a vivere i stessi sentimenti di Antonello. Tutto ciò mi portò a scrivere il brano, agli inizi degli anni 90.”

Nelle tue canzoni racconti spesso storie di provincia, di persone comuni. Come vedi il ruolo dei giovani in questo contesto? Quali sfide e opportunità si presentano loro?
”La provincia che ho vissuto io, quella degli anni 80 e 90, è molto diversa a quella di oggi. Sono cambiate le epoche, la società, i costumi. Forse è cambiata quella fame e voglia di riscatto che c’era tra i giovani di allora. Ancora non esistevano i telefonini, i computer, i social e…Netflix. Tutte cose che ti portano oggi a startene a casa, a isolarti. Degli aggreganti per stare in compagnia potrebbero essere la musica e lo sport. Suonare in una band o giocare a calcio sono dei buoni motivi per socializzare e rompere la monotonia della provincia. L’unica cosa che, data la mia esperienza, oggi posso dire ai ragazzi di provincia è di non essere fatalisti, che, se vi va, vi potete spostare…non siete alberi.
Trovate un punto di equilibrio tra il sogno e la propria realizzazione lavorativa e personale.”

Nelle tue canzoni, affronti spesso temi esistenziali e riflessioni sulla vita. Viviamo un’epoca di incertezza e cambiamento, quale ruolo può avere la fede nel dare speranza e significato alla vita delle persone?
La fede, secondo me, è fondamentale. Rifacendomi alle tue parole: dà speranza e significato alla vita delle persone.
Ti aiuta a capire le vere priorità della nostra esistenza, che non è fatta solo di materialismo ma anche e soprattutto di spiritualità.”

In un’epoca di crisi globali, quale ruolo può avere l’arte nel dare voce alle sofferenze e nel promuovere un cambiamento positivo?
”L’arte è importante perchè ti aiuta a “sollevarti da terra”.
Ti avvicina a Dio, al trascendentale, perché essendo fatta di emozioni, è qualcosa che ha a che fare con l’animo. La musica, per esempio, è ascoltata soprattutto dai giovani, i quali le danno tanta importanza (a volte anche troppa). Si sa che i ragazzi spesso si trovano a essere fragili e prendono sul serio delle cose che invece ad una età più adulta assumerebbero la giusta importanza. Ed è per questo che attraverso l’arte bisogna fargli arrivare positività e ottimismo. A tal proposito, mi viene in mente un mio brano, ”Vivi”, dall’album “Più brutti che belli”. Dove è tutto riassunto nell’inciso (“Alzati in piedi e stai su, guarda questo cielo quanto è blu. Vivi le gioie ed affronta i guai…vivi le gioie ed affronta i guai”).”

Mimmo, le tue canzoni spesso toccano corde emotive profonde. Come percepisci i sentimenti delle persone oggi, in un’epoca dominata dalla tecnologia e dai social media? Pensi che ci sia ancora spazio per l’autenticità emotiva?
” La tecnologia da come viene usata può avere sulle persone un impatto positivo o negativo. Bisogna saperla gestire. Farsi aiutare in certi momenti ma lasciarla quando si deve creare qualcosa che ha a che fare con i sentimenti e le emozioni. Perchè le macchine non potranno mai sostituire le menti e i cuori degli uomini. Il rischio che la tecnologia possa rubarci autenticità emotiva c’è tutto. Bisogna avere senso critico, avvertire il pericolo e comportarsi di conseguenza. E, come dicevo, dargli il giusto spazio.”

Quali sono i tuoi progetti futuri? Hai in programma un nuovo album o altri progetti musicali?
“Ultimamente ho preso gusto a suonare nei locali… nelle jam session. È un modo per conoscere altri musicisti e confrontarti con un pubblico che non è lì solo per te. Non prevedo a breve termine altre uscite discografiche, però posso anticipare che c’è in previsione un possibile live che mi riporterebbe a suonare nel mio paese natale.”

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